Una risoluzione alle problematiche introdotte dalle proprietà ottico – geometriche delle lenti bifocali si è presentata con l’introduzione in commercio delle lenti monofocali o lenti progressive, alla fine degli anni ’50. Le lenti progressive presentano due zone funzionali, una per la visione per lontano (oltre i 5 metri) ed una per quella da vicino (40-33 centimetri); queste due porzioni di lente sono unite da un settore di transizione detto canale di progressione che permette la visione a distanze intermedie. Rispetto ad altre soluzioni ottiche le lenti progressive presentano porzioni di lente tali da consentire la visione nitida a tutte le distanze eliminando l’antiestetica linea di separazione delle lenti bifocali. La potenza a partire dalla zona per visione a distanza aumenta via via fino all’area per la visione ravvicinata; la lente presenta così due diverse aree con potere stabilito dalla prescrizione del soggetto:
- Zona centrale per la visione a distanza, dove il potere diottrico assume un valore minimo
- Zona per la visione per vicino, dove il potere assume un valore massimo.
La presenza di una zona intermedia nel corridoio di progressione consente durante spostamento degli assi visivi di avere comunque una visione armoniosa a tutte le distanze. La posizione della zona per la visione a distanza e prossimale è molto importante in quanto la porzione per il lontano deve essere libera dalla presenza di aberrazioni, mentre l’area per il vicino se disposta troppo bassa il soggetto utilizza una zona del canale più alta con potere inferiore rispetto all’addizione di cui necessità. Le aree laterali inducono un astigmatismo superiore al valore consentito ( 0.50 D) determinando così una scarsa visione periferica. Il soggetto sarà costretto ad assumere diverse posizione del capo per avere una visione nitida.